domenica 8 giugno 2008

Assenza

Pianto di sangue che sgorga dalla mia anima. Pianto di sangue che mi prosciuga il corpo. Le mie aride cellule percepiscono la tua assenza.

Le mie dita cadono a terra, una per volta. Cadono le mie mani e le mie braccia. Si lanciano nel vuoto per raggiungere, sorvegliate dalla mia impotenza, un pavimento coperto da un plasma sconosciuto.

I piedi camminano su una vischiosa condensa che mi fa scivolare a ogni passo. Mi rialzo anche se vedo un pezzo del mio corpo che rimane appiccicato a quella pappetta. E continuo a camminare, priva delle braccia, dei capelli, della vista, delle orecchie. Se avessi le mani potrei toccarmi la faccia, magari le orecchie le ritroverei al posto del mio naso. E scoprirei che se non vedo è solo perché i miei occhi sono a posto delle orecchie.

Ma forse è meglio così, perché se avessi le mani tasterei il mio cieco viso e il mio corpo accorgendomi che non somiglio affatto a una tua creatura.

Somiglio più a un quadro di Picasso. Allora sono solo il frutto dell’immaginazione di un pittore?

Forse anche tu sei solo il frutto di una crudele immaginazione. Come è più facile sperare che tu esista, e come è più facile credere che tu non esista.

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