Pianto di sangue che sgorga dalla mia anima. Pianto di sangue che mi prosciuga il corpo. Le mie aride cellule percepiscono la tua assenza.
I piedi camminano su una vischiosa condensa che mi fa scivolare a ogni passo. Mi rialzo anche se vedo un pezzo del mio corpo che rimane appiccicato a quella pappetta. E continuo a camminare, priva delle braccia, dei capelli, della vista, delle orecchie. Se avessi le mani potrei toccarmi la faccia, magari le orecchie le ritroverei al posto del mio naso. E scoprirei che se non vedo è solo perché i miei occhi sono a posto delle orecchie.
Ma forse è meglio così, perché se avessi le mani tasterei il mio cieco viso e il mio corpo accorgendomi che non somiglio affatto a una tua creatura.
Somiglio più a un quadro di Picasso. Allora sono solo il frutto dell’immaginazione di un pittore?
Forse anche tu sei solo il frutto di una crudele immaginazione. Come è più facile sperare che tu esista, e come è più facile credere che tu non esista.
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